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TV Lumière - tv lumière (2oo5 – 11 tx _ 58'58’’) - http://love-less.splinder.com/

Disco impegnativo, ma sobrio e ricco di sorprese da scoprire molto, molto lentamente, questo dei Tv Lumière. I quattro propongono un rock cupo e raffinato, di forte impatto emotivo, conducendo l’ascoltatore per atmosfere dilatate, amniotiche e opprimenti, eppure vive e vibranti, immerse in soluzioni assimilabili al primo (e migliore) post rock (quello che pensa ancora ai padri fondatori Slint) _ il tutto - una volta tanto - rielaborato in modo capace ed emozionante anziché semplicemente soporifero… Con un po’ di familiarità riaffiorano mille altre sfaccettature: fotografie darkwave primissimi Diaframma, nei testi innanzitutto, ma anche in diverse delle soluzioni strumentali _ comunque rivissute a debita distanza, ombre di Swans, noise sospeso e lievemente inquietante (rifinito dalla chitarra molto creativa ed intelligente di Ferruccio Persichini,) cui fanno seguito esplosioni improvvise da infarto. Elegia (nel bene e nel male) di memoria C.S.I. , che tornano alla mente anche per il cantato sommesso di Federico Persichini, a volte davvero toccante, come altrettanto rimarchevoli sono le parti intonate dalla bassista Irene Antonelli. Buona la coesione stilistica e strumentale dei musicisti e per una volta, poi, mi sembra il caso di ritornare sui testi, davvero belli, e che ridanno un po’ di fiducia sull’efficacia della lingua italiana, quando le liriche valgono qualcosa e soprattutto se riescono ad amalgamarsi davvero con le musiche senza presentarsi ibride nel risultato. Quelle dei TVL riescono a mettere a fuoco un universo personale di riferimenti e suggestioni in un intenso bianco e nero, anche grazie a voci trattate finalmente bene in fase di missaggio, credibili, e mille volte meglio di tante banalità incomprensibili (anche di quelle purtroppo comprensibili, ovviamente …). Per quanto davvero (troppo) alto il minutaggio complessivo, mi risulta comunque difficile la scelta di singoli brani a rappresentare l’intero lavoro… Su tutte sono da citare almeno l’iniziale “Alto tradimento”, appassionata e quasi straziante per le immagini evocate, lo spleen trattenuto nella chiusa “D’improvviso”, “Elegia”, lenta e armoniosa e con quel crescendo di ti aspetterò ogni notte che non lascia scampo. E ancora, “Ritratti (e giochi d’infanzia)” o la cantilena francese de “I gatti” che mi riporta (troppo facile…) al noir d’autore del maestro François Cambuzat. Produce abilmente e con buon gusto l’altro Cambuzat, Amaury degli Ulan Bator.

Antonio Olivieri, aprile 2oo5